Il controllo delle piante tartufigene: un passaggio estremamente importante
Il controllo delle piante tartufigene serve a verificare se le piante sono idonee alla tartuficoltura, cioè se sono effettivamente micorrizate con la specie di tartufo dichiarata e se la micorrizazione è quantitativamente sufficiente. Il controllo di una pianta si effettua analizzando sistematicamente e approfonditamente l’apparato radicale in modo da identificare il tipo e la quantità di micorrize presenti.
Oltre a evitare truffe e acquisto di materiale scadente, il controllo delle piante assume un ruolo ai fini della tutela ambientale in quanto evita l’introduzione di micorrize concorrenti che possono compromettere gli equilibri degli ecosistemi tartufigene naturali.
In mancanza di una normativa nazionale che regolamenti in maniera specifica l’attività vivaistica del settore, qualsiasi vivaista può produrre e commerciare piante micorrizate senza obblighi di certificazione sotto il profilo della micorrizazione. Le legge nazionale in materia di tartufi e tartuficoltura (L.752/85) non fa riferimento alla produzione né al controllo delle piante tartufigene. In seguito a questa carenza di regolamentazione alcune Regioni si sono attivate per definire uno standard minimo di qualità del prodotto.
Per codificare in maniera oggettiva i controlli sulle piantine in commercio, prive di garanzie sull’effettiva micorrizazione e provviste, al massimo, di una dichiarazione di validità rilasciata dal produttore, nel 1995 dieci regioni italiane hanno incaricato alcune istituzioni scientifiche nazionali esperte del settore di elaborare una metodologia unitaria finalizzata all’attivazione di un eventuale sistema di controllo pubblico delle piantine micorrizate con tartufo.
La metodologia maggiormente impiegata è quella morfologica che si articola in tre fasi:
1. individuazione delle micorrize del genere Tuber e la loro identificazione a livello di specie
2. valutazione del grado di micorrizazione di singole piantine
3. valutazione del grado di micorrizazione in lotti di piante
Il riconoscimento delle micorrize di tartufo avviene sulla base dell’individuazione dei caratteri anatomici e morfologici tipici di ogni specie. Questa metodologia di analisi richiede l’impiego di personale qualificato, dotato della necessaria formazione tecnica e pratica specifica nel settore.
Questa metodologia stabilisce la validità di una piantina sulla base dell’esistenza contemporanea di alcuni parametri quantitativi (numero di micorrize di Tuber delle specie dichiarata, numero di micorrize di funghi estranei) e di caratteristiche qualitative riguardanti l’aspetto vivaistico.
Il metodo viene applicato a campione su lotti omogenei di piante e permette, una volta stabilita la validità delle piante campionate, di risalire alla validità del lotto iniziale tramite parametri statistici.
La sola analisi morfologica delle micorrize presenta però delle limitazioni dovute all’oggettiva difficoltà di discriminare certe specie, quali il tartufo bianco pregiato ed il tartufo bianchetto, soprattutto nel periodo di riposo vegetativo della pianta simbionte.
Per superare i limiti applicativi della metodologia morfologica si utilizzano le metodiche molecolari.
L’utilizzazione di tali tecniche ha consentito di selezionare marcatori genetici in grado di discriminare le principali specie di Tuber nelle diverse fasi di sviluppo.