Il Nocciolo (Corylus avellana)
E’ la specie più nota del genere Corylus e vegeta in tutta Europa, nell’Asia minore, nell’Africa settentrionale. La denominazione specifica riprende l’antica denominazione latina nux avellana (noce di Avella, Italia meridionale).
Alta fino a 7-10 metri, tende a ramificare fin dalla base, dandole quindi il famoso aspetto arbustivo. Non è una pianta particolarmente longeva ma il suo sviluppo giovanile è enorme e quindi entra in produzione molto velocemente. La scorza è grigio-bruno-rossiccia, liscia e lucida.
Le foglie sono caduche, semplici, alterne, obovate, un po’ assimetriche, con dobbia dentatura irregolare, acuminate all’apice, di colore verde scuro e un po’ pelose nella pagina superiore, con nervature molto rilevate in quella inferiore. Il frutto è una nucula globosa, solitaria o in gruppi, protetta da una campanula di foglie dentellate all’esterno. Il pericarpo è legnoso, l‘endocarpo è grosso, oleoso, commestibile. (Cesare Leonardi; Franca Stagi; L’architettura degli alberi; 2002)
Vegeta dalla pianura fino a circa 1500 m s.l.m ed è molto comune nel nostro paese. Si trova in terreni permeabili, profondi, abbastanza umidi in estate. Il suo apparato radicale è ricchissimo di radichette secondarie e si sviluppa entro i primi 50 cm di profondità. (Bruno Granetti et al., Umbria terra di tartufi). Questo gli provoca una sensibilità alla siccità ma ne favorisce la micorrizazione in quanto facilmente la micorriza si insedia stabilmente tra i suoi peli radicali.
E’ la varietà che entra più velocemente in produzione. In media inizia a produrre tartufo dal quinto, sesto anno, ma non mancano casi di produzioni precoci già al terzo, quarto anno. Per queste ragioni è ampiamente utilizzato nella pratica della tartuficoltura.
Per la sua produzione si ricorre principalmente al seme selezionato dal Corpo Forestale dello Stato e proveniente da piante madri presenti nella pianura padana e soprattutto nel territorio veneto. Utilizziamo anche talee provenienti da ottimi vivai emiliani della fascia bolognese-ferrarese.